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jeudi 12 août 2010

Le cadeau

À la rose
la belle rose du désert,
que tu tiens dans ta main brulante,
tremble le coeur de pierre
aux portes de l'éternel hiver.

Pétales incrustées de gypse
ornées au myriades de petit diamants
s'ouvrent sur les longues plongées de sable
dans l'or aveuglant des jours sans souffles
des sables sans noms
le long des torrides gouffres.

Seul la rose je désire
la belle rose sans la main

à qui le cœur de pierre allèges
le long chemin,
la belle rose du désert je demande
fleur du destin.

lundi 12 juillet 2010

Partout éclatait la lumière du soleil


Da questra finestra vedo i prati infiniti
che corrono verso le montagne
e dietro ogni cima
una cima più alta sembra guardarmi ringhiando

conosco i sentieri ed i passi affrettati
le soste lente e l'affanno della salita
vedere il cielo che si arrampica sul mio viso
ed intorno nulla
che sappia d'umana comunicazione

conosco un balzo oltre i confini
quelli nel vuoto
e nel pieno di una folla ubriaca

le notti nelle città, quelle di cui non conosci mai la periferia
e sulle spiagge calde, dalle albe facili
dove i nomi si dimenticano e i corpi soli
parlano e si scontrano.

Osservo il palmo della mia mano svanire
ai quattro angoli del pianeta
un sapore di cibo esotico ai mercati di Taipei
un profumo di caffé al mattino
in una stanza dalle bianche finestre di Lione
o i gatti che mi saltano addosso
nel retro di una casa del Kent

da dodicimila metri
le deserte pianure silenti della Siberia
e i piedi che cedono, e la testa che rotola
sulle dune sottili alla frontiera dell'europa oceanica.

Nel tempo senza tempo ho viaggiato
senza pilota, senza spettatori
e mentre mi fermo scende la mia nube,
e scivola ancora la mia mente,
nei miei pensieri sempre.

Di questa solitudine continuo a cercare
un ritorno eterno dall'insaziabile desiderio
ma di quella tristezza, io lo so bene
non ne vorrò mai più sapere.



jeudi 10 juin 2010

Sur la falaise


Les pieds sur la falaise
au temps des proches continents
qui se touches e s'ignorent
mais pas sur l'île au rocher jaune et morbide.

J'entend, le coeur en tremble,
dans le vide à poil d'eau
comme la musique des étoiles
l'harmonie des pierres dans mes mains.

L'horizon qui éclabousse en vert et bleu cobalt
emporte les parfums sauvages de la fleur violette
et toutes les abeilles à la porté du soleil
se brisent les ailes dans les roseaux voraces.

mardi 27 avril 2010

Rêve et Rage

Je rêve et je râle
je me berce comme une pomme
à l'ombre des arbres en fleurs
rose de pêches pétales
rouge était la cerise printemps

et la fleure que je porte sur ma chaire
crie à la mort, à la mort des ces temps
si sombres et aplati
creusée d'une perte qui n'est que le temps qui passe
nos destins se ressemblent tous
vers la fin ce n'est plus le centre du monde
mais une lointaine périphérie

plein les main de
certaines choses, qui ne retourneront plus
ou ne viendrons jamais
et cela,
bien certain à partir du tout au début

cette ligne que sur un miroir je dessine
me rapporte à la raison de l'inacceptable
sur la quelle je promène en pointes
un réflex hors du temps qui m'étreins.

mardi 13 avril 2010

Le Loup

del lupo,
io mangio la corteccia
fra gli alberi
le ombre si scambiano veloci
e come vapori del pensiero
si spandono fra le viole
pallide
nel gelido sottobosco.
il tuo nome mi possiede interamente
e solo in queste acque silenziose
la mia testa di capriolo galleggia
rigonfia salvata
e il mio corpo giace smembrato
dimentica questa parola
percorre di roccia in pozzanghera
un solitario sentiero
fin sull'acqua che sale e riscende
formando invisibili gorghi
lì si perdono i suoni
le attenzioni, i ricordi.

oltre la spiaggia
si trasforma
tutto il mio nero buio nella corrente
non giù nei fondi sabbiosi
ma su,
sui fili verso la valle
nelle spine, negli argani
eppure divora questa luce insostenibile che ancora mi acceca.

jeudi 8 avril 2010

Amico mio/Cuore mio

Amico mio/Cuore mio
riprendimi nelle tue parole
di questi pezzi sparsi il cuore
si riempie e si svuota un letto
come una monotona litania di eros e morte.

La memoria lavora e divora
di nient'altro sembra essere utile
a scalciare nel ventre vuoto
capace come un animale istintivo
ed io, io che sgorgo lacrime cantando
la musica delle sillabe che sempre finiscono in no,
cosa guardo di nuovo la stessa inquadratura
nello stesso punto della storia
nell'eterno ripetersi di simili inizi e fini.

Da giovane puoi dire, nella leggerezza
con un ramo di mirto in mano
che nulla sapevi eppure accadeva lo stesso.

Ora il tempo pianta i suoi cerchi, nella carne
e le spirali si avvinghiano ad ogni ritorno
e tornano le stesse frasi e gli stessi rumori
e i lamenti e i gemiti e i tremori e le incertezze
il dolore e la perversione, il potere e la crudeltà
ed'è la mia anima quella stretta che possiede
in una mappa ad occhi chiusi ed orecchie spente
dove perdersi non è possibile.

Il mio giro di carta è già consunto e se
oppressione fosse, per me implosa
soppressione sia di ogni secondo primo
che in più devo vivere in questo tempo
in questo mondo che non decifro
dove sempre sulla soglia
osservo senza comprenderne il punto in cui saltare.

Amico mio,
ora che anche tu fai il tuo giro
forse sono solo un'illusione in un riflesso di un momento
esistito in un luogo che io sola conosco.
Aggrappami voce muta ad ogni lettera scritta
questo universo componibile finirà per darsi un senso.

su lettere rosàda

Parole che odio, parole che amo.
l'amore e il suo campo facile da percorrere
e odio le orge di sentimenti ed accenti
aggettivi che si posano musicali su ogni sillaba
e sbavano sulle frasche e sui rami
e sotto la pelle e nei reconditi sogni

odio le ere e le are a frotte nelle chiese
l'ecclesia luminosa nella sua pura armonia
abbattuta, sventrata, amalgamata come un'enorme
ingestibile, non addentabile bianca meringa barocca

e le sventate dimenticanze dei tempi
presenti privati di fantasia
e l'incapacità di correre lungo quel binario
ritorto puntato verso il cielo
e della conseguenza della sopracitato amore
disperdere e nascondere le banali scuse

è la luce di aurora dita di rosa
che si disegna, nelle coppe di nettare
sulla rosada delle foglie del mirto.

amo un lungo giro intorno al senso
e i suoi sentieri del legno senza meta
inciampando fra le macerie del ricordo
e non sono più me ma sono le ..conseguenze
consecutive conseguenze
che amo infliggere bruciando la voce.

odio le q arroccate e le t preponderanti
le r così pesanti, come se la pece ci fosse nel bicchiere.
succhio le s roteando sulle sue sorelle
mentre le woahhhh picchiano come un orchestra
nella mia mente, nella mia mente
a tutte le frequenze, in tutte le onde
e mi trasportano su e mi aggrappano giù.