mardi 22 juin 2010

Carnet de voyage_5

Il tempo sull'isola scorre da subito, appena vi si mette piede, nè più lento nè più veloce, ma come appartenente ad un altra dimensione. Sarà perché ora le giornate sono lunghe, dal punto di vista astronomico, sarà perché non sto lavorando, o almeno non come d'abitudine, ma nei miei giorni qui ho notato che inanello una serie di ore fitte. Eppure, mi ritrovo su una scogliera o una collina, a fissare un tramonto, pensando di avere ancora una lunga sera davanti. È come se fossi qui da una vita. Non potrei sopportare un'esistenza spesa così, non io forse, ma anche solo dopo alcune settimane, in certi momenti non ricordo quando sono arrivato, che cosa ci faccio qui. Magari questo pensiero arriva con un bicchiere in mano, o mentre mi allaccio una scarpa, o discutendo con Alan di una vecchia Kawasaki abbandonata al porto...e un senso di vertigine mi coglie. L'isola, come con un movimento consolatorio, come se prendesse a cullarmi, scaccia ogni pensiero inutilmente inquietante.

mercredi 16 juin 2010

Carnet de voyage_4

Alan mi ha portato sulla faglia. Un passeggiata semplice ma estremamente scenografica. Si cammina sulla scogliera. Ovunque i fiori viola del timo selvatico, assaliti dagli sciami d'api. Come è possibile che questa pianta cresca qui, in mezzo all'oceano? Alan mi mostra la grande spaccatura nella roccia, che si incunea nell'acqua, come se un gigante l'avesse staccata dall'isola e gettata nel mare. Anzi, sembra come un fulmine pietrificato, e a picco sul suo bordo, sembra di percepire che da un momento all'altro potrebbe decidere di riprendere la sua corsa e trascinarti nelle profondità buie.
Il mare ondeggia fra i suoi colori, verde e blu cobalto... anche da così in alto, la sua trasparenza persiste fino a mostrarmi gli scogli a molti metri di profondità. Riesco persino a vedere un branco di pesci argentati che compatto taglia le correnti. La sensazione è di volare fra cielo e mare. Per una volta, lontano dalle due ruote, riesco a sentire la terra così leggera sotto i piedi. La schiena mi tira, le gambe, sedendomi sulla roccia le sento dure, la pancia vuota, gli occhi pieni di tutto e anche di stanchezza. Alan mi racconta un po' delle rocce di cui sono composte le due parti della faglia, due rocce di due mondi, due epoche diverse. Alan ha l'occhio limpido come questo mare, i capelli chiari, con i suoi occhiali e l'abbigliamento da trekking un po' fra il trasandato e il vecchio stile, ha proprio tutta l'aria dell'intellettuale in esilio. Di quelli che non hanno mai bisogno di nulla, eppure sono a loro agio in ogni situazione. Non gli manca mai niente.
Questo paesaggio, solare e verdeggiante fin nel profondo del dirupo, mi fa venire in mente Almeria. Che invece è secca e giallastra. Con quei colori Sergio Leone dipingeva i suoi paesaggi western. Stavo attraversando su una strada sterrata il parco di Cabo de Gata, alla ricerca delle spiagge più belle d'europa. Non so se sono le più belle, ma quello è il tipo di paesaggio che mi conquista. Era tarda mattinata, a metà della strada c'era una fattoria, non ho mai capito se fosse o meno abbandonata. E' che noi abbiamo un problema con la frenesia, se non vediamo del continuo movimento da formicaio attorno ai luoghi in cui viviamo, ci troviamo spaesati, abbandonati, e pensiamo subito che siano luoghi « improduttivi » non solo da un punto di vista lavorativo, ma anche umano. Lì accanto, le rovine di un vecchio mulino, come i mulini della Mancha di Don Chisciotte. Intorno, i boschi di Agave, le enormi foglie ritorte e gli alti tronchi che finiscono per crollare sotto il peso della preistorica altezza del loro fiore. Davanti alla casa però un paio di sparuti alberi, tutti bianchi per la polvere di gesso che continuamente si solleva. E sull'albero, confuso con il bianco, un Barbagianni, bellissimo e austero, che seguiva con l'occhio il mio arrivo. Mi sono fermato ad osservarlo, e così lui, mi osservava. Non ne avevo ancora visto uno così da vicino. Non si è mosso, non era spaventato, probabilmente era ben certo di essere lui a casa propria. Mi ha seguito con il muso. Un animale misterioso e affascinante. Raro e prezioso. Un incontro inestimabile. Sarei rimasto ore a fissarlo. Il mulino mi ha fatto tornare in mente la Mancha, Non ho mai letto il Don Chisciotte. Alan mi guarda a metà fra lo scandalizzato e l'incantato! - Mais tout de suite! Il faut que tu le lise tout de suite! Je te le prête, absolument, il faut qu'on passe chez mois, de toute façon j'en ai plusieurs éditions... j’espère ta moto va pas arrivé trop tôt parce-que j'ai hâte de discuter avec toi de ce que tu va découvrir...si tu va bien l’aimer! - Questo mi piace di Alan, mi sta parlando di uno dei capolavori della letteratura mondiale, e si augura che mi piaccia, con la semplicità di uno scrittore alle prime armi che ti sottopone il suo primo capitolo...

jeudi 10 juin 2010

Sur la falaise


Les pieds sur la falaise
au temps des proches continents
qui se touches e s'ignorent
mais pas sur l'île au rocher jaune et morbide.

J'entend, le coeur en tremble,
dans le vide à poil d'eau
comme la musique des étoiles
l'harmonie des pierres dans mes mains.

L'horizon qui éclabousse en vert et bleu cobalt
emporte les parfums sauvages de la fleur violette
et toutes les abeilles à la porté du soleil
se brisent les ailes dans les roseaux voraces.

lundi 7 juin 2010

Carnet de voyage _3

Al crepuscolo, scendendo dal sentiero est, il mio preferito, la prima casa che incontro è quella di Anne. La vedo attraverso le grandi vetrate del soggiorno illuminato, senza tende. E' seduta ad un lungo tavolo in pino. La testa appoggiata su un pugno, di lato. Fissa un vaso pieno di rose rosse. Passando davanti a casa sua la mattina presto la trovo seduta su una panca fuori dalla porta di casa, con la faccia sprofondata nel sole, oppure, se sta scrivendo, apre l'ombrellone e vedo spuntare solo le sue scarpe da giardino. Perché Anne possiede delle scarpe che utilizza solo per andare in giardino. Quelle orribili scarpe zoccolo che dietro non sono chiuse. Sono tremende. Non capisci niente, mi spiega Anne. Queste scarpe sono fantastiche, le infili in fretta per il giardino e non sbatti le dita contro i sassi o qualcosa. Qualsiasi cosa. La sua capacità di specificare la vaghezza, la trovo inquietante. Fissa un vaso di vetro trasparente, semplice. Dentro un gande mazzo di rose rosso carminio. Un rosa pende fuori dal vaso, Anne l'ha estratta per sentirne il profumo e poi l'ha rimessa nel vaso a metà. Nel buio della prima sera, una luce calda e gialla emana da quest'unica ampia finestra. Come in un quadro di Hopper nel paesaggio di una campagna di Magritte, le due luci del giorno e della sera si incontrano in quella finestra. E da questa apparente immobilità percepisco tutto il movimento di pensieri confusi e sconosciuti. Finché il mio orizzonte non ritrova la sua strada, posso solo compiere dei viaggi in territori che non appartengono alla geografia della ruota. Sono sicuro che sedendomi qui, in cima alla collina, potrei conoscere ogni cosa.