samedi 13 août 2011

Carnet de Voyage_12 My blood is not in my brain anymore

Non mi piace stare qui a fare niente, sulla spiaggia, a cucinarmi sotto il sole. Non in questo momento, sono troppo inquieto. Continuo a pensare ai miei incontri nel bosco con quella creatura sfuggente, mi ossessiona. Bellissima, irraggiungibile, fredda. Fredda perché ogni volta che l’ho incrociata, a parte la neve vera e propria la prima volta, mi sento un brivido lungo la schiena. Ed’è uno strano brivido di disagio, come se mi sentissi soggiogato. Eppure mi piace. Ma ho accompagnato Anne qui alla spiaggia. Nessuna notizia di Vlad e della mia moto da troppi giorni, ho bisogno di staccarmi da quell’attesa inutile, lo so, almeno per un’altra settimana. In fondo mi piace la sua compagnia. Forse sono un po’ vile, non lo so, non so dire di no. Nemmeno lei è tanto onesta con me. Quest’angolo di spiaggia enorme sembra distante da tutto e da tutti. Guarda fisso verso il mare, ma si toglie il pezzo di sopra del costume. Quello che vedo, guardando impassibile dietro gli occhiali scuri, è il profilo di un piccolo capezzolo fra la luce e le dita del vento. Non sono capace di far finta di niente davanti a un pezzo di corpo nudo di donna. Cerco di frenare quella sensazione da cui poi non si torna indietro. Mi volto. Ma con la coda dell’occhio non riesco a non sbirciare quell’angolo di pelle dorata. Conosco ogni angolo e profumo di quella pelle, guardarne un solo centimetro porta con se tutti i centrimetri che gli stanno attorno. Il loro calore, il loro sapore. Mi da fastidio non riuscire ad essere maggiormente fedele alla mia ossessione irraggiungibile. Anne continua a fissare la schiuma del mare che batte sulla punta dei suoi piedi. Allora torno a guardarla. Non si acconterà. La conosco troppo bene ormai. Lascio fare e non distolgo lo sguardo. E toglie anche il pezzo di sotto. Lo so che questa cosa non le provoca nessuna vergogna, anzi si diverte. Senza nemmeno voltarsi le sue orecchie hanno un tremolio, ride di me. Cerco per un altro attimo di concentrarmi sulla mia principessa delle nevi. Ma ormai l’inevitabile è già successo. Me ne sto lì, con un occhio da pesce lesso per fortuna sotto l’occhiale scuro, con un bagaglio rizzato che implora almeno una mano, dentro il costume. E allora la serpe si volta, con quel sorriso a cui non si può contestare nulla, perché non ho scuse. “Hey, attento… sembra proprio che il sangue ti abbia abbandonato il cervello…”

mardi 19 avril 2011


Je t'écoute. J'écoute tes pas qui craquent sur les glaciers.
J'écoute la neige...