mercredi 8 décembre 2010

Carnet de voyage_11

La neige
Torno a sentire la neve che si scioglie scricchiolando sotto le mie scarpe. Ecco che ritorno fra i boschi silenziosi. Ogni cosa davvero tace, corro e ascolto il mio ansimare. Non so più dove sono gli umani e dove gli animali e gli alberi. Se osservi dall'alto un abete, mi ha detto il falco, vedrai il disegno del cristallo di neve. Ogni cosa si ripete all'infinito fuori e dentro di noi. Corro per arrancare nelle nubi del mio respiro caldo che affonda nel gelo. Ti rincorro senza speranza. Ogni volta voli via e di me non vuoi sapere nulla? Le cime all'alba pungono l'azzurro e nel tramonto si disegnano rosa fra le crepe delle rocce dolomiti. Da lontano anch'io sento il tuo profumo di legna bruciata. Vorrei aver ingoiato tutto l'alcool che mi serviva, per spiccare un balzo di ramo in ramo e raggiungere una tua ala, le morbide piume che accarezzo scorrendole una ad una fra le dita. Lasciami avvicinare. E dopo essermi avvicinato scorgo un orizzonte ancora più lontano. Dovrei stringere quelle piume fino a strapparle per interrompere la catena dei soli e di blu sempre più profondi. L'ossigeno mi manca e tutto il mi corpo trema. Un varco si apre urlante nel mio stomaco e scende fino alle gambe e sale fino alla bocca. Tu rubi il mio cuore strappandolo a cielo aperto.

Carnet de voyage_10

Passage
Ed ecco che, dopo due giorni di marcia forzata, scendendo dall'altro versante, arrivo alla meta che ho stranamente evitato in tutti questi mesi. Mi arrampico su un basso versante nero di lava, non cresce quasi nulla, sembra che qualcuno abbia versato grumi d'inchiostro fra le due pendici. Un passo oltre e davanti a me si apre finalmente il golfo di sud-est, con la sua lunga distesa di sabbia bianca e gialla. Una linea netta divide le due parti, lasciando attonito il viaggiatore che arrampicandosi le mani nere su quella friabile scaletta di lava, si ritrova davanti ad un altro mondo. Un paio di palme ondeggiano, isolate, appena sotto la pendice. Il sole scalda ogni centimetro e sento sulla mia testa la temperatura che aumenta di grado in grado. Ma nelle pieghe scolpite della sabbia umida, ancora le tracce del temporale di qualche ora fa.
Attraverso a piedi tre spiagge rosse, tre baie scintillanti sotto il sole. Il sentiero si inerpica sulle piattaforme, aggira le creste, scende gironzolando fra l'erba rada delle lastre di pietra, di rocce spumose. Mi getto nell'acqua gelida. Qualcosa che non mi fa paura.
Ora, posso tornare sulle montagne. Dal mio fantasma.