lundi 7 juin 2010

Carnet de voyage _3

Al crepuscolo, scendendo dal sentiero est, il mio preferito, la prima casa che incontro è quella di Anne. La vedo attraverso le grandi vetrate del soggiorno illuminato, senza tende. E' seduta ad un lungo tavolo in pino. La testa appoggiata su un pugno, di lato. Fissa un vaso pieno di rose rosse. Passando davanti a casa sua la mattina presto la trovo seduta su una panca fuori dalla porta di casa, con la faccia sprofondata nel sole, oppure, se sta scrivendo, apre l'ombrellone e vedo spuntare solo le sue scarpe da giardino. Perché Anne possiede delle scarpe che utilizza solo per andare in giardino. Quelle orribili scarpe zoccolo che dietro non sono chiuse. Sono tremende. Non capisci niente, mi spiega Anne. Queste scarpe sono fantastiche, le infili in fretta per il giardino e non sbatti le dita contro i sassi o qualcosa. Qualsiasi cosa. La sua capacità di specificare la vaghezza, la trovo inquietante. Fissa un vaso di vetro trasparente, semplice. Dentro un gande mazzo di rose rosso carminio. Un rosa pende fuori dal vaso, Anne l'ha estratta per sentirne il profumo e poi l'ha rimessa nel vaso a metà. Nel buio della prima sera, una luce calda e gialla emana da quest'unica ampia finestra. Come in un quadro di Hopper nel paesaggio di una campagna di Magritte, le due luci del giorno e della sera si incontrano in quella finestra. E da questa apparente immobilità percepisco tutto il movimento di pensieri confusi e sconosciuti. Finché il mio orizzonte non ritrova la sua strada, posso solo compiere dei viaggi in territori che non appartengono alla geografia della ruota. Sono sicuro che sedendomi qui, in cima alla collina, potrei conoscere ogni cosa.

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