mardi 25 mai 2010

Carnet de voyage _1

by Alfonso Vido

Dalla parte della foresta, l'isola cola a picco sul mare. Un'alta scogliera di roccia venata da densi strati di pietra lavica. Sto ancora facendo le mie piccole esplorazioni a piedi. La moto, impacchettata come fosse stata un cristallo di Svarowsky sul mercantile su cui lavora Vlad, ancora non è arrivata. Forse un paio di settimane, forse di più . Per questo mi scelgo come meta giornaliera qualche sentiero impervio. Non riesco a starmene a letto a riposare, come forse dovrei. Mi manca il fiato. Mi alzo e me ne vado al porto, mi informo sulle navi in arrivo. Vlad lo sento via skype, ma a dire il vero mi fido di lui fino ad un certo punto... Poi inizio ad arrampicarmi. Mi va di sentire la salita sotto il piede. Cammino con la testa bassa, guardo il sottobosco, povero, stretto nell'ombra, sempre umidiccio. Cerco di riconoscere qualche bulbo, una foglia, un fiore di fragola selvatica. Mi sembra di vedere l'asparago selvaggio che spunta qua e là, ma so che la stagione è passata, sono solo ricordi mescolati alle distratte impressioni di adesso. Anne si era offerta di accompagnarmi, e invece passando da casa sua l'ho trovata con una mano sulla tastiera del computer e l'altra con la cornetta del telefono attaccata alla spalla, mi ha fatto il cenno del poi, per l'ora dell'aperitivo. Anne sa già che quando parto sulla montagne poi non mi si vede per tutto il giorno. Peccato però, lei conosce bene le piante, speravo di raccogliere qualcosa di commestibile senza il rischio di morire avvelenato. Da quando ho visto Into the Wild, guardo con sospetto al fai da te erboristico. Eppure un tempo, in tenera età, raccoglievo le ortiche e il grisol per il risotto, e i funghi, sapevo riconoscere i porcini e i chiodini buoni...Boh magari mi riabituo, risveglio il naso e alleno l'occhio...

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